IL TANGO ARGENTINO

Immagine di  Il tango argentino

Verso fine’800 la periferia delle capitali del Plata, Buenos Aires e Montevideo e popolata da contadini nomadi, gauchos e europei dell’ondata migratoria. Per tutti c’è il senso di perdita di qualcosa, la terra da coltivare e la propria patria. Nei “conventillos” vivono fianco a fianco con i discendenti degli schiavi. Ne risulta un mondo meticcio. Si mescolano culture, memorie, storie, lingue, usanze, mentalità.

 

E così nasce il Tango Argentino.

La parola tango sembra derivare dal porto d’Africa dove venivano venduti gli schiavi ma anche da “tambor”, tamburo.Tra i balli preferiti dal popolo rioplatense dell’epoca c’è il “candombe”, che inizia come ballo di fila e finisce con la formazione delle coppie. Ballo portato dalla popolazione degli schiavi. Dal candombe o habanera nasce la “milonga”, cellula musicale alla base del Tango. La milonga nasce come genere di canto degli ex gauchos per poi diventare verso fine ottocento un genere di ballo.

Andare alla milonga significava andare alla balera, i milongueros erano i frequentatori assidui. Esattamente come ai giorni nostri.

La periferia si allarga e diventa città, e le persone prima divise in compartimenti stagni si mescolano. Nel linguaggio entrano a far parte il gergo del “lunfardo” 8per l’80% di derivazione dai dialetti italiani) e il “cocoliche” (presa in giro dell’errata pronuncia spagnola degli italiani immigrati.

L’Argentina di inizio ‘900 veniva chiamata il “granaio del mondo” tanto era lo sviluppo del momento. Nel 1905, al culmine dell’emigrazione europea verso Buenos Aires, la nave argentina Sarmiento porta in Europa gli spartiti dei notissimi e nuovissimi tanghi di Villordo: “La morocha” e “El choclo”. Pochi anni dopo iniziano ad arrivare in Europa anche i compositori e i ballerini ed è così che esplode la moda del ballo del Tango Argentino.